Una delle sue sette vite
Pepe aveva deciso di giocarsi una delle sue sette vite, piazzandosi proprio davanti alla porta di Lara.
La conosceva da tutta la sua vita, quasi quattro anni ormai. Possibile che ancora non sapesse che lei, ogni mattina, usciva dalla stanza a razzo, lanciandosi nel buio lungo il corridoio che portava alla scala?O forse lo sapeva benissimo, ma semplicemente non gli importava. Perché Pepe era un gatto, e i gatti, si sa, fanno solo quello che vogliono loro.
Ed eccolo lì, centrato in pieno dal piede di Lara, che sbuca fuori di corsa senza nemmeno accorgersi di lui. Un attimo dopo, sta già rotolando giù per le scale. Fosse stata una partita di football, quel calcio sarebbe valso una meta perfetta.
— Pepe, che ci facevi lì in mezzo?!
Ma non c’era tempo di preoccuparsi. I gatti cascano sempre in piedi, no? Sicuramente non si era fatto niente.
Lara, invece, doveva correre. Non aveva nemmeno fatto colazione, doveva ancora lavarsi i denti e poi filare alla fermata del bus. Il professore di italiano non avrebbe perdonato un altro ritardo. E nemmeno sua madre.
Sua madre era in cucina, in piedi con la sua tazza di latte, osservando la scena con l’aria di chi sta guardando una serie TV arrivata alla millesima puntata: sempre uguale, sempre prevedibile.
Le scarpe. Non le trova. Poi sì, ne trova una, se la infila in fretta, ma intanto saltella su un piede solo alla ricerca dell’altra. Alla fine esce, sbattendo la porta. Ma dopo due secondi torna indietro: ha dimenticato il Kinder Bueno nella credenza.
Si fionda fuori di nuovo, borbottando qualcosa di incomprensibile. E così, nel primo pomeriggio, Lara tornerà a casa con un sacco di storie da raccontare sulle mirabolanti avventure della giornata a scuola.
Commenti
Posta un commento