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Visualizzazione dei post da aprile, 2025

Si ascoltavano senza parlare

Era stata una bella serata tra amici, una di quelle in cui si sta seduti sul muretto del parcheggio a parlare, scherzare e fare battute. Il bar era a pochi passi: c'era chi aveva preso una birra e chi un gelato. Era appena iniziata l’estate e l’aria era piacevole, senza una nuvola: chi alzava gli occhi al cielo vedeva un firmamento da cartolina. La serata stava volgendo al termine. Qualcuno aveva già salutato, mentre chi era rimasto si godeva la quiete. Gaia era seduta con i piedi appoggiati sul muretto, le ginocchia strette tra le braccia e il mento poggiato sui polsi. Indossava un paio di Converse classiche, jeans attillati e una maglietta beige. Lo sguardo era perso nel vuoto, gli occhi quasi chiusi — cominciava a sentirsi stanca. Alle sue spalle, Alessio. Anche lui seduto, ma rivolto nel verso opposto: dava le spalle a Gaia e fissava il cielo davanti a sé. Indossava una maglietta nera dei Nirvana, con la copertina di Nevermind , comodi pantaloni con tasconi laterali e un paio d...

No, guardi, le spiego

Luca seguiva, a testa bassa, la lista della spesa che aveva stilato con meticolosità. Mancava sempre qualcosa in quella lista, ma quando usciva di casa tenendo in mano il blocco e la penna ne andava quasi orgoglioso. Il carrello aveva sempre le buste ben aperte, dove infilava direttamente le cose dopo averle battute con il lettore portatile, perché la spesa era solo all'Esselunga. Reparto spezie: servivano erba cipollina e prezzemolo. Andavano benissimo quelli essiccati in barattolo. Perché scegliere Cannamela o un’altra marca? Non era roba sua, ma gli spiaceva spendere del tempo a guardare i prodotti per far finta di scegliere consapevolmente. Batte il primo. Batte il secondo. Allunga la mano per riporre nelle borse... le borse, dove sono le borse? Davanti a sé aveva un carrello che non riconosceva; a fianco al suo carrello c'era un altro carrello che era stato abbandonato. Quanto odiava la gente che abbandona i carrelli. Lui non riusciva proprio ad allontanarsi a più di un me...

Incipit #2

Il 238 telonato passò rapido per la via principale che spaccava in due il sobborgo. La strada, piena di buchi e lavori lasciati a metà, fece sobbalzare il camion. Dal retro, qualcosa si staccò dal carico. Il tonfo sordo si perse nel rumore metallico del rimorchio, che sferragliava come se ogni giuntura fosse sul punto di cedere. Gianni, fermo sul ciglio, venne investito dalla polvere. Maledisse tra i denti e alzò il braccio per coprirsi il volto. Strizzando gli occhi, riuscì a vedere l’oggetto caduto. Quando il polverone si diradò, il camion era già sparito, inghiottito dalla curva che portava verso la zona industriale. In mezzo alla strada, c’era un libro. Gianni guardò intorno. Nessuno. Attraversò la strada senza fretta, ma con l’attenzione di chi sa che ogni angolo può nascondere un paio d’occhi. Si chinò e raccolse il libro. Non sembrava fare nulla di male, eppure lo fece con cautela. Poi riprese a camminare, passo sicuro. Sembrava soddisfatto. Fece pochi metri lungo il marciapiede...